Animali e piante sviluppano strutture finissime, su scala micrometrica, in grado di interagire con la luce restituendo colori brillanti e iridescenti. Questo effetto non si ottiene attraverso la pigmentazione ma è strutturale: è il risultato di numerosi meccanismi, innescati da materiali multistrato, inclusioni cristalline, reticolazioni in grado di diffrangere la luce. La Pollia condensata, una pianta africana, possiede i frutti più colorati del mondo: il suo aspetto bluastro e iridescente è provocato da un complesso riarrangiamento delle molecole di cellulosa ed è più intenso di qualsiasi altro blu rintracciabile in una struttura biologica. Poiché la riflessione della luce avviene in modo differente da cellula a cellula, l’effetto visivo globale del frutto è quello di una texture finemente punteggiata. Così attraente, pur senza un significativo valore nutritivo, il frutto è ambitissimo dagli animali, permettendo un’efficace diffusione dei semi che contiene. Studiare e comprendere la natura di queste strutture può permetterci di imitarle, con applicazioni per ora soltanto intuibili, ma sicuramente promettenti.
Biografie
Silvia Vignolini è professoressa presso il Dipartimento di Chimica allUniversità di Cambridge, in Inghilterra. Laureata in Fisica allUniversità di Firenze, ha ottenuto il dottorato di ricerca in Fisica della Materia presso il Dipartimento di Fisica dell'Università di Firenze e il Laboratorio Europeo di Spettroscopia non Lineare (LENS). Dal 2010 al 2013 ha lavorato come post-doctoral reaserch associate al Cavendish Laboratory (Dipartimento di Fisca) dellUniversità di Cambridge, studiando le proprietà ottiche dei tessuti fotonici sulle piante. Nel 2013 ha vinto una BBSRC David Philip Fellowship che le ha permesso di perseguire una linea di ricerca sullo studio di strutture fotoniche con materiali naturali. Nel 2015 le è stato assegnato il prestigioso ERC Starting Grant, che tuttora supporta le sue attività di ricerca.